FAUSTO PARI - tessera N° 250
Indelebile nei cuori dei blucerchiati resterà il ricordo di Fausto Pari: generoso, mai sopra le righe, un mastino in mezzo al campo e un giocatore fondamentale per la Sampdoria dell'era Mantovani. Nei trionfi a cavallo tra anni '80 e '90, Fausto Pari rappresentò la generosità, la tenacia e il coraggio al servizio dei compagni. A parlare di lui è il giornalista Beppe Nuti:
"Fausto Pari lo ricordo come un ragazzo molto buono d'animo, generoso in campo, e amo definirlo non il classico 'vita da mediano' ma un Mediano con la 'M' maiuscola. E' un giocatore che ha marcato, perchè all'epoca si diceva 'marcare un uomo', calciatori come Maradona e Platini, dei veri fuoriclasse. Lui correva per il campo, non ha mai tirato indietro la gamba, ha giocato un infinità di partite senza ammonizioni o squalifiche. Era un giocatore classe '92, veniva da un paese particolare, Savignano sul Rubicone, storico fiume legato alla celebre frase di Cesare 'Alea iacta est', il dado è tratto.
Ha vestito oltre 270 volte la maglia della Samp, mettendo a segno anche 7 reti importanti. Ma dicevo, un Mediano non solo per la sua corsa ma anche per la sua disciplina tattica e per i suoi piedi buoni. Il suo era un lavoro ingrato perchè era costretto a farsi per così dire il 'mazzo' per i suoi più quotati compagni, Cerezo, Mancini, Vialli. Fausto era un ragazzo sempre con il sorriso sulle labbra, pronto a sacrificarsi nel difficile ruolo di contrastare e ripartire al momento stesso. Aveva esordito giovanissimo nel Bellaria e poi aveva cominciato la sua ascesa, che lo aveva portato sino all'Inter. Ci arrivò in un periodo sfortunato, allenatore era Bersellini, che poi ritrovò anche alla Sampdoria. Però davanti a lui c'erano Oriali e Marini, due senatori e due grandi giocatori. Ma per lui non fu una delusione, perchè a ventun anni vestì la maglia blucerchiata e lo fece per altre 270 volte e la sua è stata una carriera veramente esaltante. Arrivato a Genova aveva trovato appunto Bersellini, che lo fece entrare e non lo tolse più. Era un giocatore importantissimo, tra l'altro ci fu il periodo in cui il grande Milan di Berlusconi, anche l'Inter ma soprattutto il Milan, cercavano questi giocatori, da Vialli a Vierchowod a Pari e Fausto disse 'no', un rifiuto importante per quell'epoca, perchè stava a testimoniare il loro affetto per i colori blucerchiati e significava anche che credevano nel progetto, che poi li avrebbe portati alla conquista dello scudetto.
Una curiosità: non solo si era ambientato a Genova, ma anche a livello di spogliatoio era uno dei più considerati, non a caso veniva soprannominato 'il sindacalista'. Sapete perchè 'il sindacalista'? Perchè era la persona delegata dai compagni al non facile compito di andare a trattare con il Presidente Mantovani. All'epoca non c'erano i procuratori, quando andavi a parlare con Mantovani era dura. Era lui che decideva, non te: se tu chiedevi 10, potevi stare tranquillo che non te li avrebbe dati, se tu non chiedevi nulla, lui te ne dava 15. Questo per dire che sapeva già lui valutare la tua quotazione. Ci sono tantissimi altri aneddoti, mi ricordo che nel '92 giocò l'ultima partita con la maglia blucerchiata, a maggio. Giocarono contro la Cremonese, fu un 2-2. Lui di certo non era un rigorista, segnava poco come ho detto prima. I suoi compagni gli fecero tirare il rigore e segnò. Perchè glielo fecero calciare? Fu un giusto tributo ad uno degli artefici della grandezza della Sampdoria. E fu così che, dopo aver vinto uno scudetto, tre Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e aver disputato oltre 400 partite in blucerchiato (prima ho detto 270, ma sommando le varie presenze tra coppe e campionato si arriva a questa cifra), a trent'anni accettò di andare a giocare al Napoli, dove restò quattro stagioni. Poi tornò a casa, al Piacenza, per concludere la carriera tra Spal e Modena, dove tra l'altro ritrovò Borea che lo aveva voluto a Genova. E anche in queste occasioni, riuscì a conquistare delle promozioni. E’ diventato poi dirigente, si occupa ancora di calcio ma vorrebbe rientrare alla grande in questo mondo, anche perchè è ancora giovane e il calcio è la sua vita. Ricordo in particolare una sua partita contro il Napoli di Maradona. Era metà anni '80, Maradona fece i complimenti a Pari. Diego ti nascondeva il pallone, altro che Messi. Parlare di Messi oggi tanto di cappello, Maradona secondo me era due volte Messi, era un calciatore di una fantasia e di un estro unici. Eppure Pari non lo 'picchiò', non utilizzò il gioco duro. Maradona non segnò, lo costrinse a una brutta partita (questo era il suo gioco). A fine partita gli strinse la mano, fu una bella cosa perchè i complimenti da un giocatore di classe così non è da tutti riceverli.
Molti magari pensavano che Pari fosse un discreto 'portatore d'acqua' per i vari Cerezo, Mancini, Vialli Lombardo... Invece era un mediano vero, intelligente, dai piedi buoni, tatticamente perfetto. E poi era un generoso, un uomo vero.
In più, è pure simpatico e anche il Presidentissimo lo ricordava con affetto, come un bravissimo ragazzo".
Fonte : www.sampdorianews.net